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Flusso di coscienza estivo, ovvero: ondate di pensieri afosi con punteggiatura emotiva.

Ritratto di Lady Pasticella
Inviato da Lady Pasticella il Lun, 10/09/2018 - 15:05
Flusso di coscienza estivo, ovvero: ondate di pensieri afosi con punteggiatura emotiva

Prima ondata: ferie, finalmente ferie… niente sveglia, niente orari, niente impegni… libertà, aria… eh sì, che bella l’aria estiva… quella che ti si appiccica addosso come la cozza allo scoglio … quella che ti lascia anche lo stesso odore della cozza… quella bella aria fresca che viene dal condizionatore perché quella fresca naturale senza gas, sta da qualche altra parte nel mondo e si sa dove, perché l’app meteo si aggiorna ogni minuto e te lo dice, sadica, in quali posti si sta da Dio e si sa, non sono mai i tuoi. La cervicale dal canto suo, si presenta puntuale e, provata dai frequenti bagni di aria fredda e condizionata dai suoi soliti tubi psichici, ti blocca in posture classiche che manco Roberto Bolle riesce a tenere.

Seconda ondata: vacanze, finalmente vacanze… posti nuovi, gente nuova, contesti diversi, esperienze eccitanti… Che bello andare in quei magnifici paesini arroccati sulle montagne che per arrivare a mare devi fare venti minuti a piedi o 30 con la macchina, per strade che si adagiano sensuali su dirupi paesaggistici da urlo: terrore puro, alla vista di ognuna delle tremila curve che ti si parano davanti. Vabbè però il disagio si può affrontare se la tua meta è la spiaggia più trendy del momento. Dal tuo lettino vista mare (sei stato fortunato: solo sette file di ombrelloni ti separano dall’acqua) puoi guardare il crogiuolo di umanità sommersa fino ai fianchi, impegnata in attività marine, giochi acquatici, espulsioni urinarie, estatica contemplazione dell’orizzonte. Sulla battigia asciugamani artistici rompono la monotonia monocromatica della sabbia, disegnando labirinti e percorsi ad ostacoli che rendono incerta la conquista della passerella per arrivare al bar.

Terza ondata: le sere d’estate ah… finalmente si esce dal letargo. Ricominciano i pellegrinaggi serali per omaggiare tavoli all’aperto di bar e locali per chiacchiera a vanvera su la qualunque…. tutti allegri e spensierati in attesa del turno per pronunciare il proprio bla bla blà… che non interessa a nessuno, ma sempre si trova l’anima sensibile che commenta: “Che vuoi fare? Sono i tempi… Non è più come una volta”. Il commento è adattabile, assorbente e agglomerante, buono a prescindere, pertinente a qualsiasi bla bla blà pronunciato.

Quarta ondata: le sagre, il cineforum all’aperto, le feste sulla spiaggia, gli aperitivi ai lidi, la musica dal vivo sotto la luna, l’insolazione in differita sotto il sole. Tutto immortalato e immagazzinato nei microchip dello smartphone sotto forma di selfie… che meno male qualcuno ci ha pensato ad inventarlo… come si sarebbe fatto senza? Niente ricordo delle risate, delle persone senza nome conosciute qua e là nella calura estiva, delle smorfie di facce deformate, che affollano e intasano la memoria del telefonino. E i paesaggi? Quanti meravigliosi luoghi si intravedono dietro decine di teste sorridenti che si affacciano beate-beote, davanti al minuscolo schermo del cellulare.

Quinta ondata: la fila davanti al bagno del lido, davanti la cassa del bar, davanti la doccia sulla spiaggia, davanti il bagnino per ottenere un lettino, davanti ai camerini del negozio con i saldi di fine stagione, davanti la biglietteria dell’aliscafo (traghetto, catamarano, gommone che sia). Le mangiate interminabili, la sabbia nelle vongole, le spine nella pezzogna, la pizza bruciata, le cozze da lavare, la griglia che fa sudare, i cuscini da raffreddare, i letti da aggiungere, gli accampamenti di parenti da organizzare nel soggiorno, la badante supplente da trovare, il gatto titolare da pensionare, la casa residenziale da antifurtare… la bilancia da dimenticare e il costume dell’anno scorso da bestemmiare…

Sesta ondata: settembre… finalmente!

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