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Il profilo delle mele

Ritratto di Vincenzo Cimmino
Inviato da Vincenzo Cimmino il Mer, 03/01/2024 - 11:07
il profilo delle mele

Non so se è capitato anche a voi di rimanere estasiati davanti ad un banco di frutta.

Io l’altro giorno guardavo delle mele, tutte belle, rosse, grandi, brillanti e tutte uguali. Mi hanno dato l’impressione di grandi seni.
In realtà la maggior parte delle mele che vediamo oggi sui banchi di vendita, come la Fuji, la Royal Gala, la Pink Lady, la Starking, ecc, sono il frutto della selezione partita a metà del 1800, in particolare da due varietà, la Golden e la Red Delicius, frutto di incroci spontanei e rinvenute, in massima parte, negli USA.

Questa infatti, è una storia molto americana. Le due selezioni, ora diffuse in buona parte del mondo, sono state commercializzate dai vivai in Missouri dei fratelli Stark e sono il frutto di una vera e propria rivoluzione avvenuta agli inizi del Novecento negli Stati Uniti d’America. Fino a quel momento, la maggior parte delle mele americane, veniva utilizzata per la produzione di sidro, ma a causa del proibizionismo, si converti la maggior parte dei meleti ad uso alimentare.

A questa trasformazione, la pubblicità, che è l’anima del commercio, diede una grossa mano. Proprio in quella fase storica infatti, fu coniato il detto” Una mela al giorno toglie il medico di torno”, dando così una spinta salutistica al consumo alimentare di questo frutto che non si voleva più proporre come bevanda.
A quel punto però, per far fronte alla nuova necessità, era indispensabile selezionare delle varietà che avessero frutti con due principali caratteristiche: la bellezza e la dolcezza.

La caratteristica della bellezza è stata identificata, da sempre nel colore uniforme, rosso brillante. Ciò ha portato progressivamente alla perdita di tutte quelle varietà che presentavano una “rugginosità” superficiale, anche se godevano di un grande sapere ed aroma.

Per quanto riguarda la dolcezza invece, è partita una vera e propria ricerca di frutti sempre più dolci, che fossero in grado di competere con gli snack zuccherini, facendo diventare sempre più rare altre caratteristiche che una volta le mele avevano come l’acidità e l’asprezza.

La nuova concezione del gusto di questi frutti, ha indotto, nel tempo, alla perdita di numerose varietà locali. Una volta oltre all’Annurca, nelle nostre zone, erano diffuse varietà come la Sergente, la Limoncella, la Chianella, la mela di S. Giovanni o l’Abbondanza, oggi ormai presenti solo in collezioni botaniche.

Quindi, queste magnifiche sorti, ci hanno condotto alla scomparsa di biodiversità di specie coltivate, con il conseguente smarrimento della variabilità organolettica, della robustezza e della resistenza ai parassiti, tutte caratteristiche sacrificate sull’altare della “dolcezza”.

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