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La guerra civile via social: Bianco vs Nero

Ritratto di Rosa Buonanno
Inviato da Rosa Buonanno il Ven, 15/03/2019 - 11:27
La guerra civile via social: Bianco vs Nero

No, non vi fate ingannare dal titolo… Non troverete in queste righe commenti, opinioni, analisi socio-politiche su migranti, paesi ospitanti, paesi rifiutanti e quant’altro infuochi gli animi social più di quanto infiammi il cavo faringeo, un morso a un peperoncino. Quello che leggerete è invece una riflessione sui cambiamenti. Riflessione non di quelle alte, per carità, che potrei cadere miseramente su un congiuntivo ardito, ma una di quelle che di tanto in tanto ti prendono a tradimento e che non credevi neanche di essere capace di fare.

La riflessione è la seguente: gli italiani sono diventati OGM, cioè degli organismi geneticamente modificati.

Da gaudenti epicurei dediti a vivere e a lasciar vivere, a cogliere l’attimo, a produrre e a godere della bellezza nelle sue molteplici manifestazioni (artistiche, paesaggistiche, gastronomiche, etc.) siamo mutati in una nuova specie che, non modificata nella forma, è sicuramente diversa nella sostanza. Diciamocelo, a noi è sempre piaciuto vivere leggeri e, dalla cena di Trimalcione ai tempi dell’Impero Romano, fino al più recente bunga-bunga, la rilassatezza e l’intrattenimento hanno rivestito un ruolo importante nella storia del bel paese.

Nei secoli XVII e XVIII, nobili e ricchi padri nordeuropei temevano l’indulgente leggerezza e l’influenza “libertina” che le città italiane avrebbero potuto avere sulla moralità dei loro figli. Figli che, in una sorta di rito d’iniziazione, venivano inviati nei paesi che erano stati culla e nutrice della civiltà europea, per consentire loro di completare la propria formazione culturale e sentimentale.

Periodi bui e tragici non ci hanno risparmiato ma, forzando con la generalizzazione, fino a qualche anno fa, tendevamo a soprassedere, ad avere un atteggiamento di fiducia, convinti che le cose sarebbe migliorate, che sarebbe intervenuto qualcuno con più tempo di noi, più soldi di noi, più competenze di noi, meno problemi pratici di noi, per risolvere i problemi di tutti.

Nel frattempo, abbiamo continuato a vivere nel nostro personale spazio, prendendoci quelle piccole gratificazioni che le nostre possibilità economiche, sociali e culturali ci concedevano. Poi però, sono arrivati i social che, con i semi chimicamente prodotti da troll, fake e bufale mediatiche, ci hanno privato della leggerezza e della tolleranza e ci hanno trasformato in rancorosi pistoleri della tastiera, con la “malaparola” sempre in canna, dispensatori di giudizi feroci e detentori di verità assolute e incontrovertibili.

Con piglio interventista abbiamo abbandonato il costume della delega e siamo scesi in campo a combattere le nostre battaglie e ad esporre, in modo sempre aggressivo, il nostro punto di vista. Non riusciamo a farne a meno, dobbiamo dare il nostro contributo alla discussione, perché abbiamo l’assoluta certezza che il nostro commento sia quello che porterà al ravvedimento, quello che mostrerà la verità convincendo i disputanti social, a cambiare idea. Illusi, in primis, egocentrici e vanitosi poi, non ci rendiamo conto che le nostre parole, digitate con rabbia sul dispositivo più prossimo alle nostre dita, ammaliano solo noi e quelli che la pensano come noi, rimanendo completamente inefficaci per quelli che si vorrebbe portare dalla nostra parte.

Mutati geneticamente, siamo diventati organismi autocombustibili che si infiammano e aumentano la forza delle loro convinzioni attraverso l’aggressività distruttiva del proprio eloquio…Ecco appunto… ci bruciamo da soli. Nelle ceneri che ci lasciamo dietro troviamo tutto quanto siamo stati prima della fiammata social: genitori, figli, amici, compagni, con pregi e difetti in misura reale, presenti o assenti come l’indole ci consentiva, egoisti o altruisti come la morale ci indirizzava…buoni o cattivi come la natura ci collocava.

Nelle ceneri sono finiti anche tutti i colori, tutte le sfumature che si frappongono fra il bianco e il nero. Ovviamente noi siamo il bianco, la ragione, gli altri il nero, il torto. Questa estrema polarizzazione ci ha privati del “dubbio”, di cui non sentiamo alcuna mancanza, inebetiti dall’inebriante sensazione di onnipotenza che dà la certezza della ragione.

Dipendenti in maniera tossica dal post, cinguettio o commento che sia, abbandoniamo ogni altro interesse convinti di avere la superiore missione di spammare verità in ogni dove e, paradosso dei tempi odierni, tanto più siamo presenti, pubblici, puntuali e trasparenti nel mondo social, tanto più ci allontaniamo e diventiamo sconosciuti a coloro che fanno parte della nostra sfera affettiva nel mondo reale.

Il processo è ormai in atto e, come per tutti gli OMG, non si sa dove ci porterà. Per ora siamo degli organismi ibridi che si spostano tra due dimensioni differenti, che, a seconda dei casi, possono coincidere, alternarsi, viaggiare in parallelo o scontrarsi. Il più delle volte le due dimensioni si confondono, e mentre ci illudiamo di partecipare, di essere parte attiva nella scena sociale mondiale, non ci rendiamo conto che tra noi e la realtà c’è sempre uno schermo, una tastiera, un nickname, una foto, una ripresa video che deformano, amplificano, mistificano tutto il valore che noi diamo al nostro vissuto e verrà il momento che, completata la mutazione genetica, ci ritroveremo a fare la guerra civile contro il nostro fake.

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