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Ma quanto ci piace il “Mi Piace”?

Ritratto di Rosa Buonanno
Inviato da Rosa Buonanno il Sab, 06/09/2014 - 22:51
Ma quanto ci piace il “Mi Piace”?

La mia prima preoccupazione, mentre cerco le parole più adatte ad esprimere comprensibilmente il mio pensiero, è: Quanti Mi piace raccoglierà la mia fatica filosofico- letteraria? La mia preoccupazione è legittimata dalla diretta dipendenza della mia presenza su questo blog al numero delle persone che si scomoderanno a cliccare Mi piace per gli interventi che farò. Sì perché quello che scrivo e scriverò, se piacesse solo alla stretta cerchia dei parenti e amici prossimi, spinti al click più per affetto che per reale condivisione delle idee espresse, allora significherebbe che la mia passione è talmente personale che potrei relegarla ad una cartella nascosta nel mio computer, anche quello personale, senza preoccuparmi della sintassi, dell’ortografia e della semantica. Nella raccolta dei mi piace però, non sono coinvolti solo quelli che per lavoro o per diletto (e qualche volta per difetto) necessitano di un giudizio immediato su quanto affermano. Tutti i frequentatori della piazza virtuale di facebook, sono oramai infetti dal virus del Mi Piace o, per dare una rappresentazione visiva più efficace, siamo stati tutti sostituiti da nostre copie, come quelle dei baccelli dell’Invasione degli Ultracorpi e ci siamo trasformati in compulsivi commentatori e cliccatori. Per chi non avesse mai visto questo film cult di fantascienza degli anni 50, utilizzo due righe per raccontare brevemente la trama: degli extraterrestri clonano degli abitanti di una città nord americana e si sostituiscono a loro durante il sonno. Questi cloni si generano all'interno di enormi baccelli nei quali crescono fino al momento in cui la copia elimina l’originale e vive la vita di questi senza provare e mostrare sentimenti o emozioni. Allo stesso modo, non appena si diventa utenti facebook, un altro noi che fino a quel momento era rimasto in uno stato dormiente dentro un baccello nascosto in qualche parte remota del nostro inconscio, si impadronisce della nostra mano e comincia a smanettare sui tasti per inserire foto, post, commenti, video, faccine, adesivi e per cliccare Mi piace. Questo altro noi a differenza dei cloni del film, è fin troppo emotivo e passionario (piuttosto che passionale) e racconta i fatti nostri con enfasi e partecipazione per renderli degni di quanti più Mi piace possibili. Non che ci sia qualcosa di male. La voglia di essere parte di una comunità aperta, sentirsi liberi di esprimere opinioni, idee, pensieri, preferenze e quant’altro è un modo per condividere il proprio vissuto e per partecipare in quello degli altri. Anche raccontare ogni momento della giornata celebrandolo come se fosse il gesto epico di un eroe greco ha il suo perché: potrebbe sempre succedere che a qualcuno dei miei amici l’informazione che il mio gatto ha fatto la pupù verde possa tornare utile in qualche modo e lo stesso amico potrebbe trovare sollievo dal controllare dalla foto che ho caricato, qual è la tonalità di verde della suddetta pupù. La riflessione che me ne viene da questo largo consumo di notizie che riguardano gli altri e l’ampia profusione di informazioni che riguardano noi è che la nostra vita sembra acquisire valore in proporzione al numero di Mi piace che raccogliamo. Quando inseriamo una nuova foto, un post, un video, un commento, passiamo le ore successive a controllare il cellulare per vedere quanti e chi ha espresso la sua preferenza sul contributo inserito. Contributo non richiesto ma molto atteso, a giudicare dalla velocità con cui si riceve il feedback dagli amici collegati. Ma come facevamo prima ad agire, reagire, scegliere, desiderare, lavorare, sognare, divertirci, indignarci, dilettarci… insomma a vivere, senza il giudizio dei nostri amici, che con un semplice click ci danno la loro benedizione e la loro approvazione? Proprio non so! Quello che so è che in qualche modo, i social network sono il megafono con cui noi gridiamo al mondo “Ehi, io esisto!”, è la nostra piccola fetta di immortalità perché quello che scriviamo, inseriamo, commentiamo, approviamo o disapproviamo, lascia una traccia nella rete che probabilmente ci sopravvivrà. Poco importa quanto ci costi questo surrogato di eternità: controllo della nostra posizione, delle nostre opinioni, delle nostre preferenze, del nostro tempo libero, del nostro credo politico e religioso, perdita totale della privacy. E’ pur vero che c’è chi venderebbe l’anima al diavolo pur di vivere in eterno. Noi, in fin dei conti, la vendiamo solo a Zuckerberg… che manco se la tiene: la rivende ai pubblicitari che attraverso i nostri profili, commenti e Mi piace ci rendono dei target per specifici prodotti. Insomma, che dirvi ancora?... Ah, sì: dopo aver letto questa mia lunga riflessione, non dimenticate di cliccare Mi piace!
Rosa Buonanno

Commenti

Bella idea questo blog di riflessione filosofica .Ti seguiro' con interesse. ,.come faccio di solito con le iniziative intelligenti......e avrai il "mi piace" solo se ......condivido

E' vero I social network hanno invaso noi stessi come fossimo un baccello, ma come dico spesso sta a noi utenti mantenere integra la nostra personalità. Dipende sempre e solo dall'uso che ne facciano la loro valenza positiva o negativa sul nostro "essere". Allora, cechiamo di essere noi a gestire loro e non fare in modo che sia vero il contrario: spetts solo a noi circoscrivere "l'invasione" ! Non permettiamo che ci "spersonalizzino"! Al contrario proviamo a "personalizzarli".

Mi piace Rosa, ma sopratutto averti rincontrata, le persone sensibili si re-incontrano sempre nella vita!!! Facebook per me è un contatto con gli amici, i conoscenti, con la mia passione che è l'arte. Grazie al web, le distanze tra di noi sono accorciate, anche il tempo che uno riesce a recuperare è importante, non sempre abbiamo la possibilità di incontrare e scambiare un'opinione con le nostre amicizie... e poi una cosa importante che ho rilevato è che quando si scrive si entra nella propria anima, ci si rivela e si riflette più in profondità...l'uso che ne fanno altri non mi turba più di tanto, ognuno è libero di fare di se stesso quello che vuole...un abbraccio