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Message On The Web

Ritratto di Rosa Buonanno
Inviato da Rosa Buonanno il Mer, 18/11/2015 - 13:22
Message On The Web

“ …Per esempio quando suona il telefono in una casa vicina alla mia e per un momento mi domando se non è da me che suona, un dubbio che subito si rivela infondato ma di cui pure resta uno strascico in quanto potrebbe anche darsi che la chiamata in realtà sia proprio per me ma per un errore di numero o un contatto dei fili sia finita dal vicino… e allora nella logica irrazionale che lo squillo non manca mai di risvegliare io penso: forse è davvero per me… chi chiama sa che chiama a un numero sbagliato ma lo fa apposta… sapendo che non posso rispondere ma che io so dovrei rispondere… (Italo Calvino: Se una notte di inverno un viaggiatore)

Lo stato di allerta raccontato in questo lungo passaggio, descrive precisamente quello in cui talvolta cado io, leggendo alcune notizie dalla rete. A Calvino succedeva quando sentiva squillare un telefono che non era il suo, ma il cui squillo immaginava essere a lui destinato. A me succede quando mi imbatto in alcuni post sui social media, in commenti dati, in link condivisi, in notizie riportate, che sono immessi nella rete per il consumo globale, ma che mi appaiono messaggi subliminali destinati a me.

Sicuramente negli anni in cui Calvino scriveva questo passaggio, la rintracciabilità non era priorità assoluta dell’uomo e il telefono fisso era strumento e arbitro unico degli scambi comunicativi a distanza, scambio che poteva fallire se all’altro capo del filo, non c’era nessuno a rispondere al richiamo. Nell’era del GPS, della telefonia satellitare e del WIFI però, è molto improbabile che il mittente e destinatario del messaggio si manchino. Ma, a dispetto di questa presunta reperibilità h24, usando un’espressione che personalmente odio ma efficace a rendere l’idea, e di questa impossibilità a sfuggirsi, richiami occulti, squilli metaforici e segnali codificati arrivano per vie meno dirette, viaggiando nell’etere virtuale e facendoci sorgere il dubbio che siamo i destinatari finali di un mittente trascendente che ci invia messaggi affinché ci si possa muovere con l’avallo di un ordine superiore nella quotidiana gestione degli affanni.

Non so a quanti sia successo, sfogliando pigramente le notifiche sul profilo, di bloccarsi alla vista di una di essa perché, come per magia, attraverso un link, un post o un commento quella notifica vi viene in soccorso per risolvere “il” problema che vi stava angustiando da un po’. Oppure, un dubbio, un dilemma fastidioso che continuava a vagare per la testa togliendovi il sonno e la fantasia, trova la sua risposta in un articolo, in una riflessione, in uno sfogo, in una canzone postata. O ancora, quando una parola sconosciuta entra nella vostra vita drammaticamente (il nome di una malattia) o opportunamente (il nome di ritrovato miracoloso) e da quel momento in poi quella parola è menzionata in ogni articolo, commento programma tv che vi capita di vedere.

E’ obiezione accettabile che la parola, la notizia, il commento e il post suddetti, nel momento in cui sono entrati nella nostra sfera di interesse, hanno acquisito la messa a fuoco, sfuggendo all’evanescenza che avevano fino a pochi istanti prima, quando erano una accozzaglia di parole sfuocate che riempivano discorsi e scritti che quotidianamente vengono propinati all’esausta audience. Obiezione accettabile ma non del tutto soddisfacente: è più consolatorio, anche se parecchio presuntuoso, attribuire al fato o al cosmo ((Dio o Natura che si intenda) la comparsa nel momento che serve a noi, di ciò che serve noi. Un aiuto che ci arriva attraverso segni che non richiedono altro che di essere interpretati e noi riusciamo ad interpretarli, sempre. Sì perché il più delle volte, ciò che il mittente ci suggerisce è qualcosa che già era nella nostra volontà, ma vogliamo “appioppare” al destino eventuali esiti negativi dell’azione intrapresa.

Altre volte però, i post, i commenti, i link e le notizie, più che offrire una soluzione sembrano volerci comunicare qualcosa. In questi casi al quesito “Chi è il mittente?”, si aggiunge “Che vuole dirmi?”. Che poi, il secondo quesito, è preceduto dal dubbio: sta parlando con me? Ma questo dubbio lo risolviamo all’istante, perché siamo sicuri: sì, sta parlando con noi! Poste le domande, dopo breve elaborazione dei dati, troviamo le nostre risposte. Non avendo riscontri, tutte quelle che ci diamo possono essere giuste perché il loro precipuo scopo è consolarci.

Profetici, divinatori, comunicativi o consolatori che siano, l’intero etere virtuale è zeppo di segnali, codici, messaggi che diretti proprio noi o a quelli a fianco a noi, rivelano la nostra volontà di aggrapparci all’idea che il modo in cui ci muoviamo all’interno del tempo che ci è dato di vivere, segue le linee di un piano già predisposto, che la nostra responsabilità è limitata, che i nostri errori siano il frutto di un’errata interpretazione dei segnali… che probabilmente sarebbero risultati incomprensibili anche per i più navigati interpreti.
Sì, meglio pensare che esiste un piano e che quando noi ci allontaniamo da esso… zacchete… ecco che ti arriva un post d’allarme, che ci riporta in carreggiata.

Si farebbe fatica altrimenti ad accettare che la vita è la premessa della morte e che per l’infinito universo, noi non siamo altro che transitori corpuscoli molecolari che si muovono all’impazzata, non sapendo bene dove andare, cosa fare, come farlo, quando farlo e soprattutto perché farlo. Sì, meglio credere che tutto giri in funzione nostra e se squilla un telefono, qualsiasi telefono che non sia il nostro, è legittimo chiedersi se siamo noi i destinatari di quella chiamata.

E tu lettore che hai letto questa riflessione, se ti stai chiedendo per chi è questo messaggio, sgombra il campo da ogni dubbio: è per te.

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