Tu sei qui

Le riflessioni indigeste ai tempi del… parte 2

Ritratto di Rosa Buonanno
Inviato da Rosa Buonanno il Lun, 13/07/2020 - 15:42
e.p. riflessioni indigeste 2

Questi momenti infetti e il confinamento forzato dei mesi scorsi, mi hanno concesso tempo per riflettere.
Delle riflessioni sulle fragilità personali ho già scritto e, poiché queste si traducevano immediatamente in azioni e reazioni, non c’è stata alcuna necessità di approfondire, di pontificare o filosofeggiare.

Il tempo però, era tanto e, digerite le questioni personali, ne rimaneva abbastanza per ingerire altra sostanza. Sotto quindi, con la ricerca spasmodica di informazioni, di ingozzamento mediatico d’immagini e parole, di metabolizzazione di tutto il materiale ingoiato senza sosta. Tutto, per fornire benzina a pensieri parcheggiati, che non avevano nessuna voglia di mettersi in moto ma che poi si sono arresi alla forza cinetica e sono partiti.

Approfondimenti, dibattiti, analisi di tabelle, proclami nazionali, regionali, di virologi, di immunologici, di testimoni, di pazienti, di chi non centrava un beneamato tubo, sono state le leve per dare il via a riflessioni indigeste su come noi, fintamente ignari e colpevolmente indifferenti, affidiamo la delega della nostra vita in mani sbagliate, destre o sinistre che siano.

Il primo pensiero che si è messo in moto sulla strada della riflessione ha riguardato la sanità pubblica: il nostro servizio sanitario ha avuto bisogno di tenerci prigionieri per non farci ammalare. La sanità campana poi, in un’atavica necessità di tagliare le spese, con il suo funzionamento a singhiozzo, con la chiusura di ricezioni di emergenza, di riduzione di posti letto e di personale sanitario, ha evitato l’ecatombe facendo leva sulle nostre paure e, a suon di coloriti, catastrofici e spesso offensivi proclami, ci ha indotto ad accogliere con rassegnata e fiduciosa pazienza tutto quanto ci veniva “ordinato” per salvaguardare la nostra salute.

Quello che preoccupava e continua a preoccupare tanto i nostri governanti, a vari livelli istituzionali, non è tanto la letalità del virus ma la capacità degli ospedali a garantire quei servizi che sono diritti acquisiti per tutti e non concessioni magnanime del governo di turno. Scelta di chi curare, tamponi solo per i sintomatici, incapacità di garantire dispositivi di sicurezza per il personale ospedaliero, medici curanti lasciati a gestire i contagi domiciliari, ospedali e strutture per anziani diventati luogo di diffusione del contagio, hanno decretato, semmai ce ne fosse bisogno, la morte della sanità pubblica italiana.

Morte annunciata da numerosi segnali che, ad elencarli tutti, non basterebbe il tempo di reclusione che ci hanno assegnato. Morte che, oserei dire, più che annunciata è stata strombazzata, dal progressivo, costante e, lasciatemelo esprimere, scandaloso passaggio di fondi dalla sanità pubblica a quella privata. A fare da cornice a tutto questo, la regionalizzazione del servizio sanitario che, di fatto, da tempo ha sancito il diritto di vita e di morte che politici locali esercitano sulle comunità da loro governate, gestendo la salute dei cittadini sulla base di interessi economici personali prima che etici e collettivi.

Essendo riflessioni personali, le mie non hanno la pretesa di vestirsi dell’autorevolezza dell’analisi socio-economica basata su dati scientificamente raccolti e oggettivamente esaminati. Si possono configurare piuttosto come chiacchiere social, basate su notizie raccolte qua e là nel web e nei media in generale, interpretate con gli strumenti che un cittadino, mediamente acculturato e informato, ha.

E’ pur vero che “mediamente” è avverbio onnivoro, nel senso che può nutrirsi di vari e differenti livelli di istruzione, di spirito critico, di condizionamenti sociali e politici, di vissuti e esperienze personali. Questo per dire che, delle stesse informazioni, ognuno propone una lettura che dia voce alla propria indole, ottimista, pessimista, complottista, disfattista, egocentrista, nazionalista, sovranista, campanilista che sia.

La mia, mediamente acculturata, indole “divanista”, mi ha portato, non solo a quanto espresso sopra, ma ad un’ulteriore riflessione, anch’essa risultata indigesta. La mia riflessione ha a che fare con i segnali inquietanti che ho acchiappato qua e là e sempre più frequentemente, di alterazione della narrazione degli eventi, quando questi, attraverso numeri impressionanti di contagi e decessi, palesavano in modo inequivocabile, il fallimento della gestione dell’epidemia nelle regioni del Nord e specificatamente in Lombardia.

La riflessione, in una specie di flusso di memoria, si è agganciata senza virgole e punti, al ricordo del Ministero della Verità, uno dei quattro ministeri che governano lo stato immaginario di Oceania nel romanzo “1984” di George Orwell. Nell’opera orwelliana, il ministero si occupa dell'informazione e della propaganda. Nel dettaglio, la sua funzione si esplica nella riscrittura di contenuti di libri, giornali, film e documenti quando questi registrano fatti che rivelano la fallibilità del partito. In pratica compito del Ministero è di cancellare la memoria dei fatti reali indesiderati e sostituirli con quelli che il partito vuole si ricordino.

Nei notiziari e nei programmi di approfondimento ho riconosciuto veri tentativi di applicazione di tale pratica. Potrei citarne alcuni a supporto di questa mia percezione, ma non voglio dilungarmi in elenchi che potrebbero annoiare chi legge ma anche me che scrivo, perché dovrei dettagliare i fatti così come si presentavano nell’immediato, ma anche come venivano manipolati o mistificati per raccontare una verità altra.

Quello che mi preme invece, è dare voce al senso di disagio che mi procurava il pensare alla difficoltà di reperire informazioni credibili da un sistema giornalistico la cui linea editoriale è dettata da poteri politici i ed economici che, superfluo ricordare, hanno il centro dei loro affari nell’industriosa Lombardia. Tali poteri, non solo non hanno alcun interesse a dare l’esatta misura di quanto accaduto nella regione, perché questa misura rivelerebbe la gestione “criminale” dell’epidemia, ma addirittura sostengono la negazione dell’evidenza, rilanciando in altri campi il carico delle responsabilità e rivendicando con orgogliosa aggressività, la correttezza e l’efficacia dell’operato di chi li rappresenta nel governo della Lombardia.

Le mie congetture complottiste, che ammetto, potrebbero essere state generate da una permanenza troppo prolungata sul divano, hanno trovato la loro chiusa nell’apprendere che, a fine aprile, il rampollo più intraprendente degli Agnelli, ha preso in mano il primo gruppo editoriale italiano e che, di fatto, con quotidiani nazionali e locali, settimanali, riviste, radio e giornali online, potrà gestire (e direi indirizzare) buona parte dell’informazione in Italia. Un caso? Può essere. Bisogna riconoscere però, che la tempistica è perlomeno sospetta.

Per chiudere con il divano e con le riflessioni, cito da “1984” alcuni degli slogan del partito Socing, che mi sembrano la sintesi perfetta di quel processo che ci porterà, sempre più frequentemente, a dubitare di quello che vedono i nostri occhi per affidarci all’occhio unico del Grande Fratello: “…la menzogna diventa verità e passa alla storia… Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato… Libertà è schiavitù. Ignoranza è forza”.

Aggiungi un commento

Plain text

  • Elementi HTML permessi: <a> <em> <strong> <cite> <blockquote> <code> <ul> <ol> <li> <dl> <dt> <dd>
  • Nessun tag HTML consentito.
  • Indirizzi web o e-mail vengono trasformati in link automaticamente
  • Linee e paragrafi vanno a capo automaticamente.
CAPTCHA
Il codice CAPTCHA si utilizza per determinare se si è di fronte a un essere umano o a una macchina, si usa per evitare fastidiosi messaggi di spam pubblicitari, grazie per questo piccolo passaggio supplementare. :)
Image CAPTCHA
Enter the characters shown in the image.