Scorrendo, svogliati, i titoli dei giornali online sul cellulare o sfogliando le pagine dei quotidiani ancora più svogliati e impediti dalla grandezza delle pagine, capita di imbattersi in quel titolo che ci fa fermare, che ci induce ad accettare i cookie, nel caso dei quotidiani online o, nel caso delle news cartacee, ci fa dimenare per tentare di piegare ai nostri voleri la pagina che lo contiene.
In questa ultima settimana i titoli che mi hanno fermata anzi, confesso, mi hanno fatta trasalire, sono stati più numerosi rispetto ad altre settimane ma due, soprattutto, mi hanno inquietata molto, forse perché riguardavano argomenti per i quali sono particolarmente sensibile. I titoli in questione avevano a che fare con la scuola e con la guerra che Israele tragicamente e a testa bassa sta conducendo contro tutto Medio Oriente.
Li enuncio corredati da commenti:
“Scuola: La Russa e Arianna Meloni consigliano a Valditara il libro di Bocchino per i programmi”. Il libro in questione è “Perché l’Italia è di Destra” nel quale il giornalista Italo Bocchino smaschererebbe le bugie che da anni la sinistra racconta ai BAMBINI e, per questo atto di “difesa civile”, la seconda carica dello stato, il presidente del Senato Ignazio La Russa, auspica che il ministro dell’Istruzione e del Merito lo faccia adottare nelle scuole.
Se l’immagine di “compagni” che si muovono tra i banchi della scuola primaria per spiegare ai bambini la differenza tra capitalisti e proletari, che illustrano le caratteristiche della lotta sociale e dell’antifascismo, può suscitare una malcelata risatina, l’idea di un testo scolastico “consigliato” da chi detiene una carica politica, fa, francamente, rabbrividire.
Che sia stata una provocazione, una carineria fatta da La Russa per adulare l’amico camerata Bocchino, non mi interessa saperlo, perché il presidente del Senato di una repubblica democratica non può neanche pensarla una cosa così… così… così fascista.
Provocazione per provocazione: in che grado scolastico vogliamo adottare il libro di Vannacci?
“È stata vietata la manifestazione nazionale per la Palestina …” Non è il titolo di uno specifico giornale, ma è la sostanza della notizia che riportava il divieto disposto dalla questura di Roma di manifestare per la Palestina il 5 ottobre nella Capitale. Le motivazioni sarebbero adducibili al timore che la dimostrazione si trasformi in una “celebrazione dell’eccidio” del 7 ottobre.
Dovrei dilungarmi ma non lo faccio, su comunicati e incitamenti alla rivoluzione comparsi sui social delle organizzazioni promotrici della manifestazione che avrebbero indotto il Ministro Piantedosi a prendere misure per evitare problemi di ordine pubblico e sicurezza.
Non mi dilungo perché mi risultano fastidiose e incommentabili scuse. Qualsiasi motivazione si sia addotta per legittimare lo stop alla manifestazione non si è riusciti a nascondere la natura politica di tale divieto. Divieto che si pone sulla scia di alcuni interventi a gamba tesa del governo sul DIRITTO di protesta, un diritto questo, protetto da diverse disposizioni nazionali ed internazionali sui diritti umani.
Uno dei primi interventi compiuti da questa maggioranza per scoraggiare la protesta sociale è il cosiddetto decreto “anti-rave” (legge 199 del 2022) che in pratica, ha previsto la reclusione per chiunque organizzi o promuova raduni non autorizzati con un numero di persone superiore a cinquanta quando da questi possa scaturire un pericolo per l’ordine pubblico.
Sta completando invece, il suo iter legislativo il ddl sicurezza che introduce la norma cosiddetta “anti Gandhi” che, sintetizzando al massimo per consentire una lettura più digeribile, punisce il blocco stradale come illecito penale e in pratica trasforma in reato scioperi, atti di disobbedienza civile e proteste improntate a resistenza nonviolenta. Con misure ingiustificatamente preventive di “ordine pubblico e sicurezza” si soffoca il dissenso mentre si autorizzano i raduni come quello di Acca Larentia, nel quale braccia tese, croci celtiche e saluti romani sono stati, non solo tollerati, addirittura avallati dalla presenza di figure istituzionali.
Consentire l’apologia del fascismo da un lato mentre dall’altro si adottano misure per legalizzare la repressione del dissenso, esplicitano una natura di questo governo così… così… così fascista che non proprio non si può ignorare e tollerare.
Continuando con il gioco delle provocazioni chiedo: a quando il divieto di assembramento di mamme, padri e accompagnatori vari che si radunano all’uscita da scuola per prelevare quegli stessi bambini indottrinati dalla sinistra, vestiti tutti uguali, - black block in grembiule e fiocco – per non farsi riconoscere?
Chiedo: la processione del santo patrono è da ritenersi illegale visto che intralcia il normale defluire del traffico e prevede una partecipazione massiccia di fedeli non controllati?
Chiedo: cosa prevede il governo per le feste matrimoniali, eventi abitualmente frequentati da partecipanti esagitati? Rivoluzionari con vestiti eleganti che corrono per accaparrarsi la prima fila al buffet, che litigano, che si imbucano senza essere invitati. Il governo interverrà con un disegno di legge per garantire l’ordine pubblico e la sicurezza di questi eventi? La questura, preventivamente, provvederà a collocare barriere rimovibili tra i tavoli degli invitati, per evitare conflitti? Provvederà a dotare tutto il personale di strumenti difensivi e offensivi per contrastare i facinorosi?
Che sconforto… Non so se sono più basita o più indignata e proprio non riesco ad alleggerire con paradossi ironici, la frustrazione di essere testimone di questa deriva reazionaria che non si ferma nel suo cammino verso il fondo, verso il peggio.
In questo buio politico e culturale, il baluardo a cui tenersi saldamente aggrappati è quella Carta che rappresenta gli italiani tutti, a prescindere dei risultati elettorali e delle maggioranze al governo, che sancisce che l’Italia è nazione nata e costituzionalmente caratterizzata dalla sua natura ANTIFASCISTA.
- Blog di Rosa Buonanno
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