
Che banalità parlare d’amore! Soprattutto se parliamo d’amore fra un uomo e una donna. Ne parlano esperti nei talk show televisivi, conduttrici di programmi pomeridiani, luminari in materia, tanto che anche uomini e donne alla porta della pace dei sensi, si rivolgano a loro per non varcare troppo presto quella soglia. Con che autorità, competenza ne potremo parlare noi?
Non potremo che parlarne per sentito dire, per stereotipi, citando banali luoghi comuni… Che ne sappiamo noi dell’amore?
Noi, comuni consumatori, più volte consumati da questo sentimento, non abbiamo titoli, parole, sufficiente materia filosofico-cerebrale per parlarne con la serietà che contraddistingue questo nobile sentimento. Siamo troppo materiali, troppo presi dai nostri comuni sentimenti pratici per metterci a disquisire sull’amore.
E allora!?!
Parliamone praticamente di questo sentimento…
Vediamo che significa, in termini di costi pratici, essere innamorati. Per la donna innamorata diventa prioritario in termini di costi, l’estetista che la liberi dai peli superflui, il negozio d’intimo per biancheria arrapante, il negozio di abbigliamento più consono ad essere tolto, la profumeria per le essenze più trendy e ultimo, ma non meno importante, la salumeria per preparare le cene propiziatorie al dopo cena.
L’uomo innamorato invece, si trova ad affrontare costi impensabili in tempi di carestia affettiva: fiorai, gioiellieri, profumerie servono alla causa, per non parlare dei bar, ristoranti, cinema, teatri di cui deve, almeno all’inizio della relazione, farsi carico per fare bella figura. Sì, perché puoi essere innamorato e bravo a letto quando vuoi, ma se fai pagare la sua parte alla donna che inviti fuori, sei marchiato a fuoco come taccagno.
Qualcosa la devi mettere sul piatto, per conquistare la donna di cui sei innamorato o credi che, per il solo fatto che sei innamorato, puoi consumare gratis?
Cinismo? No, direi “amorismo quantico”, cioè quella branca filosofico-matematica che calcola l’entità della parte materiale del sentimento amoroso. Forse è proprio questa la strada per scoprire il “peso” dell’amore… Mettiamo da parte allora, le astrazioni romantiche e vediamo se l’amore è calcolabile, quantizzabile.
Calcoliamo quanto fa stare male contare i minuti che ci separano dal mattino quando si è trascorsa la notte con il cellulare sotto il cuscino aspettando una telefonata che non arriva. Calcoliamo quante volte abbiamo mangiato cene raffreddate dal gelo caduto dopo aver saputo che il nostro “amore”, all’ultimo momento, si è ricordato di un impegno inderogabile e ha preferito derogare quello che aveva con noi.
Calcoliamo quanto stiamo male quelle notti durante le quali siamo “assaliti” dal pensiero della nostra condizione di essere minuscolo ed infinitesimale, perso nell’infinito universo e, in preda al panico, ci siamo trovati da soli, persi nel letto e avremmo voluto essere fisicamente attaccati a qualsiasi parte del corpo del nostro “amore” per sentire di appartenere a qualcuno che, unico, avrebbe potuto darci conforto, riparo, pace…
Calcoliamo ancora quante e quali emozioni si susseguono quando siamo “in calore affettivo”, che tipo di manifestazione fisica, corporea, materiale hanno prodotto in noi e verifichiamo se sono stati, in termini di costi emotivi, più numerosi i momenti in cui ci siamo sentiti in attivo o quelli in cui ci siamo sentiti sconsolatamente in rosso.
Facciamo un calcolo, una proporzione, una divisione e avremo, alla fine, la nostra risposta e probabilmente una momentanea, liberatoria rinuncia di questa voce di spesa dal nostro budget emotivo, quasi certi che, di lì a poco, ci ritornerà la voglia di rimetterci a spendere.
- Blog di Lady Pasticella
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