Essere ancora del Pd o non esserlo più, questo è il problema.
Se sia più nobile sopportare
le percosse e le ingiurie di un segretario premier arrogante e presuntuoso,
oppure prendere armi e bagagli e lasciarlo affondare, piano piano, nelle sabbie mobili nelle quali la destra trasformista lo ha attirato.
… O combatterlo, sperando di annientarlo, consapevole del fatto che, fatalmente, tutto il partito morirà con lui.
Morire appunto, o almeno dormire per un po’.
Niente altro.
E sperare che col sonno, si metta fine
al dolore che la deriva destrorsa del segretario, infligge al vecchio cuore comunista,
che rimane attaccato, anche se solo con un esile “pelo”, ai principi che ha ereditato dai padri costituenti.
È un epilogo da desiderarsi devotamente.
Morire, dormire.
Dormire, forse sognare, perché ormai solo nei sogni il partito dice cose di sinistra, attua programmi di sinistra, intraprende battaglie di sinistra, propone soluzioni di sinistra.
Il pensiero che di quei sogni si fa carico il movimento delle stelle,
rende la vita un tumulto e la fedeltà al partito esitante.
Come sopportare ora, le frustate e lo scherno degli oppositori di un tempo,
le ingiurie dei falsi rottamatori, le insolenze dei lecchini occupatori di poltrone,
le ferite fatali all’oltraggiata Costituzione,
gli orrori che diventano disegni di legge, l'arroganza dei burocrati di partito
e i calci e gli insulti che cittadini liberi, pensanti e attivi
ricevono da indegni ministri.
Qualora si potesse pareggiare i conti con un semplice strappo di tessera,
chi vorrebbe portare il peso
di una scissione senza ritorno?
Questo frena la volontà,
facendo preferire i mali che si subiscono
ad altri che non si conoscono.
Così la paura rende tutti vili
e così la consapevolezza della decadenza,
si risolve in una scrollata di spalle
e le imprese programmate per il risollevamento morale del partito,
soccombono sotto i colpi dell’ennesimo slogan,
che copre la vacuità del cambiamento intrapreso e
il tradimento dei principi democratici di cui rimane solo la menzione nel nome del partito.
Chiedo venia ai puristi shakespeariani, per aver impropriamente adattato gli alti e universali versi del monologo di Amleto, per descrivere il basso e personale stato di frustrazione, in cui versa oggi, un elettore di ieri del PD.
- Blog di Rosa Buonanno
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