ll primo ascolto degli Alt-J (∆) è stato un colpo di fulmine: era il loro album di debutto “An Awesome Wave” del 2012, premiato con il Mercury Prize nella sezione Alternative Music.
Immediatamente, ciò che arriva è l’opulenza dei loro brani, la loro struttura, così atipica e ampia.
La band basa la propria musica su complesse armonie, contrappunti medievali, chitarre afro - pop, beat hip-hop, mood celtici, che gli Alt-J combinano nelle varie canzoni che generalmente sono in tonalità minori.
Questo composito mix, rende difficile classificare la loro musica, che in un intervista essi descrivono come “trip folk” per dare un’idea, chiarendo che non amano restringere in un genere specifico la loro musica. Qualunque sia l’etichetta che si da alla loro musica, si può dire che le atmosfere che si generano, ricordano Radiohead e Pink Floyd. Con questi ultimi condividono la venerazione del triangolo (ricorderete la copertina dell’album The Dark Side of the Moon), che gli Alt-J usano nelle cover dei loro album.
La combinazione dei tasti della tastiera Mac, in inglese “Alt –J”, genera appunto la lettera greca delta “∆” e cioè un triangolo.
I quattro universitari di Leeds, poi diventati tre per l’abbandono del bassista (per niente interessato a diventare famoso), nascono musicalmente nel 2007. La band è composta da: Joe Newman (chitarra/voce), Gus Unger - Hamilton (tastiere), Thom Green (batteria), Gwil Sainsbury (basso/chitarra). I testi del gruppo alludono a film, libri e esperienze dei membri della band. Sono testi che spesso richiedono una ricerca Internet o di decodifica, probabilmente anche perché qualcuno di essi è stato scritto sotto effetti di allucinogeni, come da loro stessi dichiarato.
Le linee melodiche vocali sono chiare, i ritornelli sono spesso senza parole, i riff di chitarra leggermente anticipati, gli effetti a volte anarchici. I pezzi però, sono ben costruiti e la band li presenta senza effetti speciali.
Thon Green alla batteria, mantiene anche le canzoni lente in movimento, con un backbeat o un doppio tempo e l’assenza di piatti e crash, rende il tutto più intimo.
Lo scorrere delle canzoni è un alternarsi nel dilemma se decifrare la musica o abbandonarsi all’ascolto.
Come per ogni opera prima di successo, bisogna comunque aspettare il secondo album per decretare se il gruppo merita l’ammirazione dedicata ai “talent”, e con This Is All Yours uscito a Settembre 2014, le aspettative non vengono disattese, malgrado la mancanza del basso non passi del tutto indolore, determinando la convinzione assoluta che il loro primo disco sia migliore.
This Is All Yours è un viaggio, si allude a Nara, prima capitale del Giappone, ripresa in tre brani dell’album.
Intro, Il primo brano, comincia con un’atmosfera pacata che pian piano si rileva, cominciando dai cori.
Arrival in Nara e Nara, secondo e terzo brano, sono ispirati ai diritti gay. In un’intervista spiegano: “Non siamo mai stati a Nara, ci abbiamo fantasticato sopra, facendone una metafora per evocare la libertà, soprattutto quella creativa”.
Every other Freckle è un pezzo coraggioso con i sui continui cambiamenti di ritmo, di atmosfere, con il finale in salita ed è il brano che più di altri, ci fa capire quanto sia audace ed innovativa la band
Left Hand Free è un brano che gli Alt-j hanno realizzato in pochissimo tempo. “Abbiamo cercato di realizzare un brano per la casa di produzione che ci aveva chiesto un pezzo che arrivasse ad un pubblico più vasto è giovane… un cliché”, ha confessato il batterista, affermando che è il brano più impersonale che egli abbia mai suonato. Sta di fatto che, grazie anche ai due video ufficiali, un pubblico più ampio ha cominciato ad apprezzarli.
Garden of England è uno dei brani minimalisti, che con un interludio strumentale di suoni da giardino, accompagnato dai fiati del flauto (o forse è un recorder?) suona inaspettato.
Choice Kingdom sembra il naturale proseguimento del brano precedente.
Hunger of The Pine ricorda i Portishead. Costruito su un sample di Miley Cyrus (I’m a Female Rebel), tradisce probabilmente l’intenzione della casa discografica di dirigere la band verso un pubblico più giovane.
Warm Foothills è il brano più sperimentale dell’album. Una ballata cantata a più voci e montato con una procedura tipo taglia/incolla, con assolo fischiettato.
The Gospel Of John Hurt ricorda i sound del primo album.
Pusher, il cui video si ispira agli “speakers corner” inglesi, con un falsetto puro che chiede: “sei una che tira o spinge”
BloodFlod part II è il proseguimento di un brano già presente nel primo album
In Leaving Nara, i cori abbondano, ricalcando le atmosfere ritmiche elettroniche caratteristiche del loro primo periodo.
Non ci resta che aspettare il loro terzo lavoro nel quale il trio annuncia novità e cambiamenti. Bisognerà vedere quanto e se la produzione accontenterà le loro bizzarrie creative, se ce ne saranno ancora. Per adesso godiamoci tutto quello che hanno fin qui prodotto.
NtlNico
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Commenti
a me piace pure il 2° album
A Awesome wave era il loro primo figlio, più attenzioni più aspettative, nel secondo hanno provato a discostarsi un po' da quello già fatto. C'è stato il lungo tour per il mondo ed i vari stress da successo...forse. E sicuramente meno emozionante del primo ma altrettanto coinvolgente.
Lo stile quello é! Nel complesso buono
Concordo con te, ma è da
Concordo con te, ma è da prendere in considerazione anche l'addio del bassista. Un aspetto che sicuramente ha cambiato l'assetto compositivo e di energia che si ritrova nel primo album. In un intervista Gus Hamilton ha minimizzato dicendo di ricavare le linee di basso dai tasti della tastiera e questo personalmente mi sembra troppo riduttivo nei confronti di un membro fondatore della band.
Stamattina a lavoro mi son
Stamattina a lavoro mi son fatto accompagnare dagli Alt-J pescando a caso da youtube. Non mi sono affatto dispiaciuti. Anzi.
p.s.: ho aggiunto ai preferiti il blog (così ti rileggo!)
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