Lettera di una figlia per sempre
Perdere mio padre è stato il momento più straziante della mia vita. Non c’è ragione che tenga in quei momenti, non un filo di razionalità che ti faccia sentire tranquilla con te stessa.
Perdere mio padre è stato il momento più straziante della mia vita. Non c’è ragione che tenga in quei momenti, non un filo di razionalità che ti faccia sentire tranquilla con te stessa.
Essere o apparire?
E’ ormai superato lo spinoso dilemma proposto da illustri pensatori. Se sia meglio essere o avere, questo non ci è dato ancora di capire. Abbiamo tutti storto il naso davanti a chi pensava che “l’avere” fosse preferibile “all’essere”, quando Erich Fromm ha occupato le librerie degli anni settanta. E forse eravamo sinceri. L’Avere è sinonimo di accaparramento, di soldi, di oggetti, in contrapposizione alle relazioni, agli affetti, alla solidarietà…all’Essere.
L’11 dicembre parto da Pechino, da sola, alla volta di Jinan, la capitale della provincia dello Shandong. Dopo una notte tranquilla in treno, tra i cinesi enormemente interessati alla mia nazionalità, ai miei studi e a tutti i fatti miei (con annessi e connessi), con finale scambio di bigliettini ed indirizzi, tra la soddisfazione di tutti, arrivo a Jinan dove mi aspetta Paola, italiana di Belluno. Dopo una veloce colazione con una non meglio identificata frittata, partiamo in autobus alla volta di Tai’an, la cittadina ridente (?) ai piedi del Taishan.
Hanno ragione i bambini a voler scrivere solo nelle pagine a destra del quaderno. Quelle a sinistra sono scomode, devi trattenere con la mano l’energia dei fogli che vogliono sollevarsi, appoggiando, anzi premendo l’avambraccio con forza sulla piegatura del quaderno per creare un piano comodo e parallelo al banco e rendere fluida e agevole la scrittura. Ecco perché lasciano bianche quelle pagine, risolvendo con facilità il problema.